gen-feb 2014 SULLE LINEE GUIDA E SUL POSITION PAPER DELLA REGIONE VENETO

INTERVISTA AL DOTT. EZIO ZANON: ANCORA SULLE "LINEE GUIDA'E SUL "POSITION PAPER" DELLA REGIONE VENETO

Da EX Rivista dell’Associazione Emofilici e talassemici di Ravenna, anno XLI n.1 gennaio – febbraio 2014

Alcune domande per fare chiarezza su alcuni punti che consideriamo più importanti. È chiaro ormai che il mondo dell'emofilia, dai medici, ai pazienti, alle associazioni di volontariato, in questo momento, nel quale ci sono all'orizzonte nuove possibilità con prodotti sempre più efficaci e sulla "terapia personalizzata" si stanno interrogando soprattutto sulla cura migliore possibile e sulla sicurezza dei prodotti stessi, condizionati dalla "Spending Review" e cioè dal pensiero che le nostre autorità sanitarie hanno deciso di tagliar e i costi ad ogni costo, come se le poche miglia di emofilici pesassero sul bilancio dello Stato in modo determinante (torneremo anche su questo argomento in un prossimo articolo - n.d.R.) Perché quindi non fare chiarezza su ciò che si sta facendo nel territorio nazionale e sulle decisioni che potrebbero essere prese a discapito di un livello di cure che ci è invidiato da tutti? Per rispondere alle critiche, ma anche alle numerose domande che molti si sono posti dopo la pubblicazione del precedente servizio, abbiamo pensato innanzitutto di rivolgere alcune domande al dott. Ezio Zanon, responsabile del Centro Emofilia di Padova, in riferimento agli argomenti trattati nel nostro articolo di dicembre (vedere alle pagine 4/7 - n.d.R) sul testo del documento "Position paper sull'impiego di concentrati di fattore VIII nell'emofilia di tipo A''. Cercheremo per quanto è possibile di commentare alcuni punti dell'articolo che abbiamo pubblicato nel nostro giornale a proposito del "Position paper" anche attraverso l'intervista del prof. Morfini.

Ci interessa dott. Zanon, sapere qual è il suo punto di vista su questo documento.
"Innanzi tutto, pur facendo parte della Commissione dalla quale poi è stato elaborato il documento, in questo momento parlo a nome personale e non a nome della Commissione stessa. Nel Veneto, il primo risultato che si è cercato di ottenere è stato quello di vedere se era possibile realizzare un potenziale risparmio nell'utilizzo dei concentrati della coagulazione mantenendo gli stessi livelli qualitativi nell'assistenza del paziente senza metterlo poi a rischio. Quindi si è cercato di vedere se c'era una strada affinché si arrivasse a combinare quella che è un'assistenza adeguata con una sostenibilità dei costi. Questo in sintesi è il lavoro che abbiamo fatto".

Poicvediamo che le Regioni sono orientate ad emanare documenti di indirizzi in materia di emofilia, lei che ha partecipato a due gruppi di lavoro per la stesura delle linee guida dell'AlCE e del documento della Regione Veneto, che significato possono avere in pratica due linee guida: una regionale ed una nazionale?
"La linea guida regionale ha tenuto conto anche del documento dell'AlCE del2003, non dell'ultimo documento, perché non era disponibile quando noi ci siamo riuniti come commissione. Purtroppo il documento dell'AlCE era un po' datato, tanto è vero che adesso è stato rinnovato, però si è tenuto conto anche di quel documento nel redigere le linee guida. Sarebbe auspicabile che i due documenti non fossero in contrasto, anche se partono da punti di vista differenti. Le linee guida di una Regione vanno a vedere meglio l'interazione con i costi, mentre le linee guida dell'AlCE sono più scientifiche e valutano solo l'aspetto scientifico del problema".

In questo contesto, cioè il vostro, come vede il ruolo delle Associazioni?
"È molto importante, tanto è vero che le associazioni venete sono state invitate al tavolo e hanno avuto un ruolo ed hanno tutt'ora un ruolo molto attivo nell'elaborazione e nell'applicabilità di questo documento. Di fatto il documento è effettivo ma credo che nessun paziente del Veneto abbia avuto una modifica terapeutica tale da non essere soddisfatto"

Vorremmo un commento su questo punto del documento in cui si afferma: "il documento regionale per l'impiego di concentrati di Fattore VIII nell'emofilia di tipo A, predisposto da un Gruppo di lavoro specificamente istituito, si pone il duplice obiettivo di armonizzare gli orientamenti prescrittivi, affinché gli assistiti della Regione ricevano le terapie appropriate e nel contempo, di eliminare, laddove presenti, i possibili sprechi, utilizzando con efficienza le risorse esistenti". Vogliamo sottolineare alcune frasi come: "armonizzare gli orientamenti prescrittivi ed efficienza e sprechi". Le sembra giusto puntualizzare questo aspetto? Non è offensivo nei vostri confronti e nei confronti dei pazienti?

"Se ci riferiamo espressamente alla parola "armonizzare" non è stata messa per dare un giudizio negativo sulle scelte che sono state fatte dai medici precedentemente agli incontri. Si è voluto semplicemente verificare se ci potevano essere dei punti non chiari in cui si poteva intervenire. Facciamo un esempio eclatante: anziché lasciare che lo switching tra un plasmaderivato ed un ricombinante segua il mercato, si è voluto ribadire che se è necessario fare questo switching, deve essere fatto solo se ci sono delle motivazioni mediche sempre tenendo conto dell'opinione del paziente (le linee guida dicono che senza il consenso del paziente nulla viene fatto). Viceversa uno switching dettato senza che ci sia una motivazione di tipo medico, cioè clinica ma semplicemente dettata dalla "moda", da una spinta di un'azienda o altro, trova meno giustificazioni".

Che cosa pensa di ciò che si afferma al punto uno del documento stesso in cui si prende in considerazione l'opportunità di riutilizzare il plasmaderivato vista la pari sicurezza fra ricombinanti e plasmaderivati?
"Sono discorsi estremamente difficili da affrontare, lei sa che i servizi trasfusionali, entro la fine di quest'anno, dovrebbero aver messo a punto delle modalità di raccolta e controlli di sicurezza standardizzati tali per cui i prodotti da piano sangue dovrebbero avere caratteristiche analoghe ai prodotti del commercio. Si può fare sia l'uno che l'altro, sempre con il consenso del paziente e tenendo conto della situazione clinica dello stesso. Non si vuole forzare mai nessuno a fare un prodotto anziché un altro, ma ancora una volta si ribadisce che questo deve avere una sua logica tenendo conto anche di quelli che sono i costi complessivi. Esempio: se io ho un paziente che è in plasmaderivato, sta bene clinicamente, è soddisfatto del suo prodotto, non vi è nessuna ragione di modificare la terapia di questo paziente. Se il paziente è soddisfatto perché dobbiamo sovraccaricare il sistema sanitario di una spesa aggiuntiva su fronte di concetti del tutto teorici? Ribadisco che anche nel mio Centro a nessun paziente, neanche alla luce del documento, senza il suo consenso, è stata modificata la terapia in corso. Non c'è stata nessuna forzatura in questo senso da parte delle istituzioni.

Torna indietro




tel map